Grande successo del Convegno OICE “PROGETTARE IL FUTURO. Il ruolo dell'ingegneria ambientale nel sistema Italia”

28/11/2012

Si è svolto ieri, con ottimo successo di pubblico - presenti circa 200 persone -, il Convegno OICE "PROGETTARE IL FUTURO. Il ruolo dell'ingegneria ambientale nel sistema Italia", ospitato da Confindustria, che ha fatto gli onori di casa con il vice direttore generale Daniel Kraus: "Le società che operano nel campo dell'ingegneria ambientale - ha affermato Kraus - giocano un ruolo chiave nell'impegno a prevenire, limitare, ridurre al minimo per correggere danni ambientali ad acqua e aria e suoli come pure problemi legati ai rifiuti al rumore e agli ecosistemi. Vista la forte vocazione internazionale delle società d'ingegneria, soprattutto quelle di grandi dimensioni, è essenziale - ha aggiunto Kraus - che il nostro sistema tributario consenta alle imprese nazionali di competere almeno in condizioni di parità fiscale con le principali imprese estere del settore".
Ad aprire i lavori è stata la presidente del gruppo Ambiente dell'OICE, Patrizia Vianello che ha rappresentato ai presenti la rilevanza del settore dell'ingegneria ambientale e del ruolo delle società OICE che in Italia e all'estero operano in questo settore. In particolare Vianello ha affermato, fra l'altro, che "Le società di ingegneria ambientale, nate negli anni '80 e cresciute numericamente e per dimensioni nei decenni successivi, sono altamente specializzate nei diversi settori di intervento e leader in Italia e all'estero per la loro competenza e capacità professionale, al punto da reggere con minori difficoltà l'impatto della crisi economica. In questo quadro generale occorre però che siano risolti soprattutto due problemi fondamentali: in Italia occorre più mercato e meno in house per rilanciare la domanda pubblica e la centralità del progetto; per l'estero occorre favorire le fusioni e le aggregazioni per reggere la competizione con i colossi stranieri e stabilire positive sinergie con gli amici costruttori per essere più forti come filiera delle costruzioni".
Nel corso del convegno è stata anche illustrata, dall'ammnistratore delegato del Cresme, Lorenzo Bellicini, una indagine che OICE ha commissionato al Centro di ricerca per analizzare il "Mercato dell'ingegneria ambientale in Italia e nel mondo"; secondo l'indagine si prevede "una eccezionale crescita della domanda di ingegneria ambientale nel mondo. L'analisi di Energy News Record sulle principali società degli Stati Uniti operanti nel settore dell'energia ambientale non lascia dubbi - si legge nell'analisi. Nel 2011 il fatturato delle prime 200 società americane è cresciuto del 5%, grazie ad un crescente rilievo della domanda di ingegneria ambientale su scala mondiale. Nel 2011 il fatturato cumulato delle prime 200 è salito a 54,4 miliardi di dollari, contro i 32,7 miliardi di dollari del 2012. I settori che "tirano" di più quello dei rifiuti pericolosi, seguito dal settore dell'approvvigionamento idrico, dalla gestione e depurazione delle acque reflue, dai rifiuti nucleari, e poi con 4,6 miliardi di dollari dalle scienze ambientali e con 3,4 miliardi di dollari dalla gestione ambientale".
Nel nostro paese, ancora oggi, invece la cultura della specializzazione e la sua centralità nel contesto delle odierne complessità a valenza territoriale, non è abbastanza riconosciuta e premiata, nè dalla normativa sui lavori pubblici, nè dal mercato - ha detto la Vianello e per questo occorre battersi affinchè siano creati quegli spazi di mercato di cui le nostre società hanno bisogno per crescere e andare all'estero. Mario Lazzeri, direttore commerciale della D'Appolonia Spa ha fatto notare che il fatturato di 4 miliardi di dollari di una sola società americana la CH2MI è pari a quello complessivo di tutte le società aderenti all'OICE. Dunque il mercato italiano resta per ora un mercato che può essere definito "bloccato". Secondo la 28° rilevazione annuale dell'OICE - svolta su un campione di 145 società aderenti all'organizzazione (su oltre 400) - le società di ingegneria operanti nel settore dell'Ambiente, hanno registrato un fatturato nel 2011 di 106 milioni di euro, in crescita del 6,1% rispetto al 2010; mentre si attende un fatturato in calo del -12,3% nel 2012.
Un panorama fatto di ombre e luci se si guardano i dati, raccolti nell'indagine Cresme delle iscrizioni sempre in aumento ai corsi di laurea triennale in Ingegneria Civile e Ambientale e di Ingegneria Civile per l'Ambiente e il Territorio che offrono una prospettiva per il futuro. Dai 466 iscritti dell'A.A. 2001/2002, - registra l'analisi - si è passati ai 3.139 dell'A.A. 2007/2008 e, aggiungendo anche gli iscritti agli altri corsi di laurea destinati a formare professionisti con competenze inerenti il comparto ambientale, nel 2008 si è arrivati a totalizzare oltre 3.400 iscritti. Professionisti che saranno pronti a cogliere le molte opportunità offerte per il futuro da questo settore. Molta strada si è fatta finora in Italia - ha aggiunto la Vianello - nel rapporto tra società di ingegneria ambientale e industria privata (anche se non proprio in tutto il comparto come dimostrano le vicende dell'Ilva) ormai avvezza a sottoporre alle analisi preventive svolte dalle società di ingegneria ambientale i propri impianti ancora da realizzare. Diverso l'atteggiamento da parte del settore pubblico "per inadeguata o addirittura totale assenza di regolamentazione dei subappalti, massimi ribassi per attività ad elevato contenuto specialistico, mancanza di verifica dei requisiti tecnici effettivamente detenuti, ed infine mancanza di evidenza pubblica in procedure negoziate da parte di importanti strutture pubbliche". Da perfezionare è anche il rapporto di collaborazione tra le stesse società d'ingegneria e il mondo delle costruzioni "che vivono ancora gli studi di "impatto ambientale" in senso lato, per lo più come un ostacolo".
A questi rilievi sono stati chiamati a "rispondere" nella tavola rotonda moderata dal giornalista del Sole 24 Ore, Mauro Salerno, il vice presidente Renewable & Environment Saipem, Paolo Carrera, e Livio Vido, direttore Divisione Ingegneria e Ricerca Enel, il presidente Ance, Paolo Buzzetti, l'ex presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici, Francesco Karrer, Maria Fernanda Stagno d'Alcontres - architetto della Commissione Via - Vas del ministero dell'Ambiente, e due dei più grandi , quanto a dimensioni, associati OICE, Italferr con Antonello Martino, responsabile Divisione Ambiente e Archeologia, e D'Appolonia Spa, con Mario Lazzeri,  che hanno parlato delle buone perfomances, ognuno della propria azienda in Italia, ma soprattutto all'estero. L'appello a fare squadra della Vianello è stato raccolto dal presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti che ha sottolineato come debba essere "La qualità delle opere prima di tutto, il requisito fondamentale per entrambe le categorie" e ha invitato a uno sforzo comune progettisti e costruttori per far inserire nell'agenda del governo la tutela del territorio attraverso la prevenzione, il monitoraggio e la manutenzione come una "priorità irrinunciabile che da lavoro e fa crescere l'economia". I due campioni nazionali, Eni (Saipem) e Enel, sono rimasti un po' arroccati sulle loro posizioni senza raccogliere la richiesta di disponibilità che era stata loro lanciata nella relazione di apertura a "trasformarsi in un volano per le aziende italiane del settore ambientale, affidando loro subappalti anche all'estero. Si sono limitati entrambi - ha commentato delusa la Vianello - a ribadire il loro modus operandi che è quello di avere qui in Italia un elenco di aziende (un centinaio - ha detto Carrera -) con le quali operano, sempre le stesse, e che all'estero è più conveniente rivolgersi alle imprese locali, senza nemmeno interpellare le società d'ingegneria italiane".
Per l'ex presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici Karrer il problema è che nel nostro paese si parla sempre molto della "governance" del sistema, ma senza - ha detto - che ci sia un government, un governo che riesca davvero poi a decidere e a farla rispettare".
"Questo convegno - ha concluso il presidente Luigi Iperti - ha dimostrato che in Italia esiste un mercato dell'ingegneria ambientale vivace e in grado di competere con i concorrenti europei, che non è supportato dal Sistema Paese. Non si vede una politica attenta all'estero da parte del governo: non esistono agevolazioni fiscali come in Spagna o incentivi per partecipare a fiere e manifestazioni per farsi conoscere sui mercati esteri e molte delle nostre società, che pure hanno raggiunto standard invidiabili a livello tecnologico, sono costrette a mandare via il personale perché mancano investimenti in Italia e la ricerca di prospettive di lavoro all'estero è troppo onerosa per le forze limitate delle piccole e medie società."
"Allo stesso tempo - ha continuato Iperti - viene chiuso uno stabilimento come quello dell'Ilva a Taranto e si costringono in questo modo le imprese italiane a importare la materia prima dall'India, dalla Cina o dagli altri paesi europei, con costi che si aggiungono a quelli della bolletta energetica mettendo fuori mercato i nostri manufatti".
Una nota di speranza in questo quadro piuttosto nebuloso è venuta in chiusura dal capo della segreteria tecnica del ministero dell'Ambiente, Sebastiano Serra, intervenuto in sostituzione del ministro Clini, che ha annunciato un provvedimento allo studio del ministero proprio per agevolare l'ìingresso delle imprese italiane del settore ambientale nei mercati esteri.

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