Il tema delle infrastrutture è stato al centro della relazione svolta stamane dal Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che, all'Assemblea pubblica tenutasi all'Auditorium di Roma alla presenza di quasi tutta la compagine governativa uscente. Nel suo intervento Boccia ha affermato che occorre superare un "blocco ideologico" perché se no"rischiamo di perdere irrimediabilmente centralità rimettendo in discussione scelte strategiche come Terzo valico, Tav e Tap. ILVA". In generale, si è retoricamente domandato Boccia, "quale messaggio diamo a un investitore straniero o nazionale con le incertezze sull'Ilva di Taranto? quello che dobbiamo chiedere a chi governerà è se vuol continuare a scommettere su un'Italia posizionata tra le maggiori economie industriale del mondo".
Toccato al volo anche il tema del codice appalti, ha detto Boccia: "occorre rivedere il codice dei contratti pubblici, semplificandone l'impostazione e mettendo le nostre amministrazioni nelle condizioni di attuare i nuovi principi che esso contiene".
Sul tema delle riforme "le recenti elezioni - ha detto Boccia - confermano che bisogna riprendere in mano il cantiere delle riforme istituzionali per garantire la governabilità", dice il presidente di Confindustria.
L'intervento del presidente si apre con un riferimento diretto al "progressivo venir meno delle politiche ultra espansive della Banca Centrale Europea", che potrebbe "rendere più costoso il finanziamento del debito, sia pubblico, sia privato". Ma questo non è l'unico problema da fronteggiare. L'America, a fronte del declino della manifattura che "ha creato grandi squilibri sociali e ha lasciato molti territori indietro" oggi lavora «per riportare le fabbriche nel Paese, e «creare posti di lavoro tagliando le tasse alle imprese, attrarre investimenti esteri».
Da noi, mette in guardia Boccia "si vuole chiudere l'Ilva, la più grande acciaieria d'Europa", mentre altri Paesi all'avanguardia nello sviluppo economico come la Cina puntano a conquistare il mercato europeo con la nuova Via della Seta. L'Italia deve quindi guardare a queste "scelte positive" riportando al centro la "questione industriale", da cui occorre ripartire con "realismo e consapevolezza".