AVCP: presentata da Giuseppe Brienza la Relazione annuale al Parlamento

15/6/2011

Il mercato degli appalti vale 111 miliardi di euro.

"Quello degli appalti pubblici è un mercato che vale circa 111 miliardi di euro all'anno, ed occupa quasi 1,5 milioni di persone." Lo ha dichiarato il Presidente dell'Autorità per la Vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, sen. Giuseppe Brienza, in occasione della presentazione al Parlamento della Relazione annuale per il 2010 che si è svolta oggi a Palazzo Giustiniani. "Circa il 30% dei contratti di importo superiore a 150.000 euro viene affidato senza alcuna gara e si ricorre sempre più spesso alla procedura negoziata. Sappiamo che a fronte delle 50.000 imprese che hanno partecipato nel 2010 a gare pubbliche, la procedura negoziata si è concentrata solo su 5.400 tra cui 1.400 risultano da sole affidatarie del 50% di tutte le trattative private."Ne scaturisce che al 10% delle imprese è affidato il 28% del mercato degli appalti pubblici. A questi vanno aggiunti gli appalti in deroga che valgono 2,39 miliardi di euro, gli appalti segretati per 200-250 milioni di euro, quelli espletati dalle società a partecipazione pubblica pari a 1,2 miliardi di euro e quelli affidati alle cooperative sociali di tipo B che ammontano a 5,1 miliardi di euro."

Un mercato chiuso, poco efficiente e concorrenziale."Il mercato dei contratti pubblici non è ancora efficiente. Il mercato degli appalti presenta ancora numerose criticità consistenti principalmente in uno scarso livello concorrenziale, un'eccessiva litigiosità dei soggetti coinvolti, una sproporzionata durata dell'esecuzione dei contratti, nonché un frequente ed immotivato ricorso a varianti che provocano un sensibile aumento dei costi contrattuali. Il mercato è ancora troppo chiuso: favorisce alcune imprese a scapito di altre, minando la concorrenza con pregiudizio dell'economicità e dell'efficacia della spesa pubblica."

La tracciabilità dei flussi finanziari strumento fondamentale di contrasto al riciclaggio. "L'Autorità ha agevolato la normativa, predisponendo apposite linee applicative per renderla funzionante. Ai fini del rilascio del CIG (Codice Identificativo Gare) l'Autorità è tenuta a rilevare le informazioni relative anche agli appalti di importo inferire a 20.000 euro (per servizi e forniture) e 40.000 euro (per lavori), consentendo così di censire anche gli appalti fino ad oggi mai considerati. Si tratta di circa 200.000 appalti e 1.300.000 affidamenti (di cui 1.200.000 di servizi e forniture). Si rende tuttavia necessaria una riflessione mirata, anche in relazione all'elevato valore complessivo dei piccoli appalti, pari a circa 15 miliardi di euro all'anno tenuto conto che una eccessiva parcellizzazione degli appalti comporta diseconomie di scala."

Utilizzazione distorta degli affidamenti alla cooperazione sociale. Le stazioni appaltanti utilizzano spesso, in maniera distorta, la legge 381/91 sugli affidamenti alle cooperative sociali. Circa il 10% di questo tipo di appalti superano la soglia comunitaria (200.000 euro) tenendo conto anche della suddivisione fittizia di detti appalti per farli rientarre sotto soglia. Inoltre si è rilevato che i contratti previsti dalla normativa in questione sono stati stipulati a volte anche con soggetti privi dei requisiti stabiliti, o con oggetti contrattuali non conformi alla finalità della legge. Si tratta di un fenomeno da non sottovalutare, tenuto conto che gli importi annui destinati ai contratti per la cooperazione sociale ammontano a circa 5,1 miliardi di euro."

5.000 imprese pubbliche non applicano il Codice dei contratti pubblici. "Un altro fronte da tenere sotto controllo è quello relativo ai contratti stipulati dalle società partecipate anche con capitale pubblico non maggioritario. Circa il 68% dei soggetti rientranti in questa categoria - circa 5.000 imprese su un totale di 7.300 - hanno disatteso le disposizioni riportate sul Codice dei contratti pubblici, compresi gli obblighi di comunicazione. L'accertamento ha evidenziato che gli appalti sottratti alla concorrenza hanno un importo pari a 1,2 miliardi di euro all'anno."

Il mercato degli appalti pubblici è troppo permeabile ai prodotti e alle imprese dei Paesi terzi

"È necessario aumentare i controlli per verificare il rispetto della norma che prevede che le stazioni appaltanti, operanti nei settori speciali, devono preferire le offerte, i cui prodotti non provengono, in misura superiore al 50% del valore economico oggetto di gara, da Paesi terzi con cui la Comunità non ha concluso accordi. Le forniture oggetto di mancata verifica ammontano a circa 8 miliardi di euro annui. E rischiamo l'invasione di aziende straniere a scapito di quelle italiane. Su segnalazione dell'Autorità la Commissione europea ha attivato la procedura di verifica dell'applicazione in ambito comunitario della disposizione."

Troppe stazioni appaltanti non qualificate. Troppe stazioni appaltanti non sono ad oggi sufficientemente qualificate per espletare appalti pubblici. Le stazioni appaltanti mostrano, inoltre, una scarsa capacità di gestione degli appalti pubblici, con conseguente prolungamento dei tempi di realizzazione dei lavori ed inasprimento del livello di contenzioso. Le maggiori criticità riscontrate nei comportamenti delle stazioni appaltanti vanno dalle attività di predisposizione della gara fino alla successiva fase di esecuzione, durante la quale si è rilevata una scarsa incisività nella gestione e verifica dell'esecuzione del contratto da parte del contraente privato. Ma spesso le maggiori criticità sono dovute ad una insufficiente programmazione finanziaria dell'opera e a carenze di progettazione. Bisogna arrivare senza indugi al sistema della stazione unica appaltante."

Ribassi di aggiudicazione degli appalti pubblici dal 20 al 30% "Per i lavori di importo inferiore al milione di euro, il ribasso medio di aggiudicazione è dell'ordine del 20%, mentre per quelli di importo superiore raggiunge anche il 27-30%. Questo anche perché per i lavori di importo maggiore, a differenza dei primi, la stazione appaltante non può precedere all'esclusione automatica delle offerte anomale e deve effettuare la verifica di congruità. Ciò che maggiormente influenza i ribassi è certamente la forte competizione tra le imprese, ma sono anche le modalità di verifica delle offerte anomale che, risultando difficili da attuare da parte delle stazioni appaltanti, portano spesso all'aggiudicazione dell'offerta più bassa."

Nei contratti pubblici sistemi di qualificazione delle imprese troppo diversificati. "Dai dati in possesso dell'Osservatorio emerge un'asimmetria strutturale nel mercato dei contratti pubblici a seconda delle tipologie contrattuali: lavori da una parte e servizi e forniture dall'altra. La stessa offerta risulta molto sbilanciata, con una media di 25 imprese partecipanti ad una gara di lavori, contro le 3 partecipanti ad una di servizi e forniture. Tali due settori presentano una diversità anche dal punto di vista di un differente trattamento normativo. Infatti, mentre per i lavori i requisiti speciali, seguendo rigorosamente il sistema di qualificazione, sono uguali in tutto il territorio nazionale, per servizi e forniture, a parità di categoria merceologica o di tipologia di servizio, ciascuna stazione appaltante può richiedere specifici requisiti, portando quindi ad un trattamento non uniforme degli operatori economici. Tale asimmetria è dimostrata anche dall'esame dei dati relativi al ricorso allo strumento dell'avvalimento: il 75% riguarda i lavori pubblici, mentre il restante 25% riguarda servizi e forniture."

Per il project financing servono nuove figure professionali. "Il Project Financing sarà in futuro uno strumento fondamentale per assicurare risorse alla costruzione di infrastrutture. Però lo scoglio maggiore che rende diffidenti gli operatori (sia Pubbliche Amministrazioni che imprese) è rappresentato dalla difficoltà a compiere valutazioni congrue sulla profittabilità e sostenibilità nel tempo degli investimenti. La scuola, e l'università in particolare devono fornire agli operatori figure professionali che sappiano compiere correttamente la valutazione costi / benefici degli interventi. Si tratta di uscire dalla cultura del costruire per entrare in quella del costruire

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