Intervenendo in Commissione lavori pubblici del Senato, ieri, il Presidente dell'ANAC Raffaele Cantone, ha toccato, fra i vari punti il tema legati alla riforma del codice appalti, anche quello della centralità del progetto esecutivo, difendendo le scelte compiute nel codice del 2016: "Quando i progetti definitivi ed esecutivi sono fatti bene - ha detto Cantone - è quasi impossibile fare varianti, aprire contenziosi e recuperare i ribassi fatti in gara. Il Codice ha portato a un boom di gare di progettazione, e questo oltre a dare lavoro a molti professionisti sta gradualmente producendo importanti risultati nel migliorare la qualità della progettazione, così come altri risultati arriveranno dall'applicazione delle tecnologie informatiche del Bim. E importanti risultati di efficienza sono da attendersi se affidiamo il ruolo di stazione appaltante solo a chi ha i mezzi per farlo. Ma il decreto sulle stazioni appaltanti non è stato fatto finora proprio per le resistenze dei piccoli enti. Su tutto questo sarebbe secondo noi un grave errore fare retromarcia".
Nel suo intervento Cantone ha aperto a qualche possibile semplificazione del codice su OEPV e deroghe al principio dell'obbligo di progettazione esecutiva prefigurando un circoscritto ritorno al massimo ribasso, per lavori dove sia impossibile valutare la qualità dell'offerta e limitate deroghe all'obbligo di progettazione esecutiva (nei casi di interventi standard o accordi quadro per lavori di manutenzione).
Cantone ha anche smentito che il Codice abbia provocato una crisi del mercato degli appalti pubblici: "Che ci sia un collegamento causa-effetto tra il Codice appalti e la crisi degli appalti pubblici è smentito dai fatti. Sul Codice ci sono un po' di equivoci da sfatare. Si è detto che gli appalti pubblici sono in crisi, ma i dati del 2017 dicono che i bandi sono in continuo aumento, e questa crescita prosegue anche nel primo semestre 2018. È vero, c'è stato un effetto rimbalzo rispetto al calo del 2016, ma è oggettivamente in corso una ripresa degli appalti pubblici, più significativa per servizi e forniture, ma anche per i lavori. Dunque che il nuovo Codice 2016 abbia prodotto una crisi degli appalti è smentito dai fatti".
Sulla soft law Cantone ha aperto al possibile ritorno al regolamento, come peraltro aveva già annunciato il consigliere Corradino intervenendo lo scorso 12 luglio alla presentazione del rapporto OICE/Cer sulle società di ingegneria italiane: "Non mi scandalizzerei - ha aggiunto - se volessimo tornare a un regolamento forte e dettagliato per la fase esecutiva degli appalti, dove forse il nuovo Codice 2016 ha voluto lasciare eccessiva discrezionalità alle stazioni appaltanti, mentre poi ci troviamo spesso a funzionari pubblici che di fronte alla discrezionalità non si vogliono prendere le loro responsabilità, e ne fanno un alibi per bloccare tutto". (A.M.)